Da qualche mese lavoro al Centro d’Informazione e vedo ogni mezza giornata un migliaio di turisti e quando resto fino alla chiusura circa il doppio.
Anche oggi, nove novembre 2019 a 30 anni dalla caduta del muro un sacco di gente cantava e ballava sotto una pioggerella fine alla vicina Porta di Brandeburgo e poi si veniva ad informare da noi, composta e mestamente allegra in fila sotto la stessa pioggia sottile in attesa di passare pochi alla volta attraverso lo scrupoloso metal detector.
La maggior parte dei visitatori entrano loquaci ed escono pietrificati e ciò significa che l’informazione è passata.
Il Centro d’Informazione è il maggior monumento alla memoria delle vittime dell’Olocausto in Germania.
In superficie stanno 2700 blocchi di cemento grigio su un terreno ondulato grande come due campi da calcio, accanto alla Porta di Brandeburgo ed allo scintillante Parlamento dalla cupola trasparente e sotto terra ci sono i racconti sullo sterminio di sei milioni di Ebrei in Europa.
Oggi, nove novembre si ricorda anche la Notte dei Cristalli, sinistro preludio dell’Olocausto. In questa terribile nottata del 1938 furono bruciate più di 1400 sinagoghe, innumerevoli negozi, abitazioni, cimiteri e centri di aggregazione ebraica. Centinaia di persone furono uccise o spinte al suicidio e trentamila deportate.
Ora mentre il nove novembre ci si ritrova qui in Germania a festeggiare la caduta del muro e a ricordare la Notte dei Cristalli, in Cambogia lo stesso nove novembre sono tutti esaltati per la pluridecennale indipendenza dalla Francia, mentre nella stessa Francia in molti ancora si disperano non tanto per aver perso da 66 anni la Cambogia, quanto il 9 novembre del 1970 l’amato Generale De Gaulle, per non parlare dei Sauditi che in quelle stesse ore in cui la Cambogia si liberava hanno visto spegnersi il loro mito e padre fondatore ’Abd al Azïz Āl Sau’ud.
Così come una vita può essere piena di emozioni, anche il calendario non basta a contenere tutte le date della straripante storia dell’umanità e ci si ritrova sgomenti e schizofrenici a dovere collettivamente ridere e piangere nello stesso giorno.