Davanti all’altare di Pergamo, o meglio alla nostra visione immaginaria di esso, visto che per un po’ non potremo visitarlo, il momento è solenne per sfatare uno dei miti dell’antichità che vuole che nei tempi antichi tutto fosse algido e puro. I tempi antichi erano in realtà molto più movimentati di quanto la nostra proiezione estetica ideale vorrebbe.
A varie riprese la storia e la storia dell’arte hanno mitizzato i tempi antichi evocandone con nostalgia la perfezione. A scuola ci viene fatto credere che tutti parlassero greco e latino, magari pure declinandoli senza esitazioni, o fossero per la maggior parte filosofi e si comportassero bene, ma sappiamo che ciò non è affatto vero. Si sente talvolta asserire, per esempio, che l’antica Grecia fosse democratica soltanto perché Erodoto utilizzò per primo la parola democrazia.
Questo concetto si riferiva, com’è noto, a quell’epoca della storia in cui i nobili perdettero buona parte dei propri privilegi in favore di commercianti e contadini con le moderne riforme di Solone, ma queste portarono in breve al caos ed alla tirannide di Pisistrato, un nobile. E comunque in Grecia schiavi, donne, meteci e stranieri, ovvero l’85% della popolazione, non ebbero mai diritti.
Le grandi civiltà dell’antichità ci hanno poi lasciato opere meravigliose, molte delle quali si sono conservate nei secoli nelle loro linee e strutture essenziali, tanto da indurre lungamente gli studiosi a pensare che i popoli antichi fossero eleganti e minimalisti.
Ancora nel Settecento, per esempio, si credeva che il classico fosse sinonimo di finezza e sobrietà.
Il Classicismo del XVIII° secolo fu proprio ispirato dalla purezza delle forme e dal candore del marmo greco e romano. In un’epoca in cui non esistevano ancora i raggi infrarossi non si scorgevano, o non si volevano vedere i residui di colori sgargianti che ricoprivano statue ed elementi architettonici antichi. La scoperta che le sculture classiche, ivi compreso l’Altare di Pergamo, erano spesso invece coloratissime, addirittura truccate, appesantite da ciglia finte e peluria ovunque fu piuttosto tardiva e sicuramente un duro colpo alle nostre algide certezze. Tutte le meravigliose opere neoclassiche, le candide sculture marmoree che si trovano nelle sale della Alte Nationalgalerie per intenderci, sarebbero da un certo punto di vista solo un chiarissimo abbaglio messo artificiosamente a dialogare con lo zafferano profondo delle pareti.
L’elegante Classicismo, che Cronos, il dio del tempo ci benedica o ci fulmini, è un purissimo falso classico.
Altro splendido mito è quello che riguarda il ventennio di assolutismo monoteista della città egiziana di Amarna, al quale sono dedicate diverse sale del Neues Museum.
Da regno politeista corrotto, sconvolto dagli intrighi della casta dei sacerdoti, si era passati con un colpo di mano del marito della celebre regina Nefertiti, il faraone Amenofi IV, il quale si cambiò nome in Achenaton, ovvero colui che soddisfa Aton, ad una vera e propria dittatura, ma anche alla prima religione monoteista che si ricordi. Da quel momento in poi solo il re ed i suoi familiari ebbero accesso al dio Sole Aton, mentre il popolo era soggetto ad una odiosa oppressione religiosa e politica per scongiurare rivolte e frammentazione del potere. Il re eretico non era quindi affatto amato dai suoi sudditi ed aveva come sua unica sostenitrice la moglie Nefertiti, comunque bellissima donna.