Cinque cupole berlinesi

Raffaela Rondini

Molte sono le città storiche e culturalmente interessanti, ma Berlino lo è in particolar modo.

Questa metropoli ha una storia vecchia di trecento anni, che sono pochi se paragonati all’età delle grandi civiltà del passato. Eppure gli ultimi tre secoli  sono stati  qui talmente intensi, drammatici ed a tratti assurdi che ancora oggi questi luoghi paiono permeati da uno spirito magnetico e spinti da una indescrivibile forza.

Questa energia scaturisce, certo, anche dalla necessità di guardare al futuro rielaborando ed includendo la memoria di un passato prossimo impossibile da cancellare, eppure ciò non basta a spiegare i movimenti di Berlino.

Si può provare ad estrapolare temi e percorsi per riordinarli nelle nostre consuete categorie spaziali e temporali, ma le immagini si sovrappongono continuamente in una polifonia che non smette mai di stupire. E’ come giocare con un caleidoscopio impertinente e magico che non si lascia domare. La caratteristica intrinseca di questa grande capitale è quella di essere fatta di contrasti, di immagini che si sommano convivendo però ancora civilmente distinte.

E però se vuoi immortalarle, queste ti sfuggono dall’oggi al domani. Il palazzo che la settimana scorsa era qui, ora non c’è più, mentre dal prato laggiù è fiorito in una stagione un grattacielo.

E’ difficile correre dietro a Berlino per tentare di imbrigliarla! Bisogna aspettare che venga lei a noi. E non si aspetta a lungo. La città è loquace. In questa breve raccolta si sentono per esempio le voci di cinque cupole berlinesi che parlano ad orecchi che ascoltano. Una di queste cupole è di origine francese, un’altra è stata a lungo con gli americani, due sono state volute da Mosca per rappresentare la grandezza del Socialismo, mentre la più giovane è la bella figlia di un architetto inglese.

Queste sono dei ciceroni doc alla berlinese, cioè senza peli sulla lingua da un lato e poi anche esplosivamente ciarliere dall’altro, come se avessero aspettato a lungo l’ospite al varco per inondarlo con un fiume di ricordi pubblici e personali e per farlo tornare a casa ebbro di Berlino.

E però il racconto gracchia se la Storia è troppo recente.

Di fronte  alla perversa domanda turistica dei maniaci della DDR che smaniano per afferrare  in poche ore ciò che fu la Repubblica Democratica Tedesca le due cupole della Frankfurter Tor, la Porta di Francoforte, devono aprire ai vecchi nemici di un tempo l’album dei propri ricordi di infanzia e di gioventù, ma non posseggono ancora completamente un linguaggio nuovo, neutro che permetta loro di dialogare superando quei tenaci schemi mentali impressi allora con forza nelle giovani menti. Così in un tema all’apparenza lineare, la descrizione della Frankfurter-Stalin-Karl-Marx Allee, la Storia si intreccia con le difficoltà esistenziali e lessicali nel raccontarla.

Una delle due cupole della Frankfurter Tor, ancora provata dalle profonde delusioni della politica, non si fida più di nulla e boicotta, sarcastica, il racconto della compagna.

La preziosa testimonianza di queste due cupole ci è stata gentilmente offerta da servizi segreti dei quali non possiamo fare il nome, ma che ringraziamo pubblicamente.

L’ antica cupola di Gendarmenmarkt, invece, patrona degli Ugonotti, i profughi-Gastarbeiter d’antan,  pur avendo vissuto già diverse rivoluzioni  non ha perso l’ottimismo per guardare al futuro e per fidarsi dei giovani.

La cupola di Tempelhof che ha assistito da spettatrice alla nascita dell’Aviazione tedesca, del Terzo Reich e all’occupazione americana del Dopoguerra trova ora la  forza  di difendere con passione gli spazi riconquistati dalla natura.

La giovanissima cupola del Reichstag rielabora vissuti che anagraficamente non le apparterrebbero e con i quali è però per nascita tenuta a confrontarsi per potersi liberamente aprire al futuro.

Le voci di queste vivaci testimoni che coi loro giudizi e pensieri raccontano la Storia e le loro personali storie portandoci di qua e di là a spasso tra la gravità dei fatti e la leggerezza della fantasia, tra un’arguzia e una ferita, tra una resistenza ed uno slancio, ci  mostrano una Berlino che si apre, si moltiplica e si anima di inaspettate dimensioni.

6 anni fa