Lo paragonano a Harrods, alle Galeries Lafayette ed ad altri grandi templi del commercio e del consumo. Al KaDeWe ci si viene per mille motivi. Molti lo amano ed altrettanti lo detestano, ma il KaDeWe di suo non è né buono né cattivo: è un posto dove si possono acquistare molte cose di buona qualità a prezzi mediamente relativamente alti.
E’ visto come un simbolo di uno status sociale elevato e molti nuovi ricchi non mancano l’occasione di sancire il proprio ingresso nell’olimpo degli agiati con abbondanti e vistosi acquisti.
I commessi e le commesse sono per contratto gentili e tirati a lucido, i clienti sono spesso dediti al culto dell’esteriorità ed hanno ambizioni di comando, i numerosi turisti sgranano gli occhi e urlano: guarda questo, guarda quello!
E comunque, tutto sommato, al mondo c’è sempre di peggio.
Il KaDeWe resta per noi un prezioso avamposto di osservazione.
Il KaDeWe potrebbe sembrare un mondo difficile sia per chi è mediamente abbiente che per chi abbiente non lo è affatto.
I molti che vi fanno acquisti sanno che non saranno mai comunque tra quelli che vi compreranno diamanti o orologi di lusso e perciò si sentono comunque frustrati.
Il KaDeWe, come un po’ tutto, va preso in maniera sportiva ed usato per quello che è, senza troppo mitizzarlo, altrimenti c’è il rischio che questo mito ci schiacci.
Anche il turista che si limiterà a guardarlo con curiosità e distacco, come farebbe guardando gli animali dello zoo, senza crisi di empatia o di identificazione, continuerà a fare sonni tranquilli.
Ci sono turisti che purtroppo vengono portati qui il primo giorno della loro visita a Berlino e
capita a volte che qualcuno si innamori di un paio di mutande, resti folgorato da una caffettiera, si scaraventi a terra per un dinosauro di peluche e non riesca più a pensare ad altro nei suoi giorni berlinesi. Al diavolo il Busto di Nefertiti, il Checkpoint Charlie ed il Naturkunde Museum! Voglio quel paio di mutande! Voglio quella macchina del caffè! Voglio quel dinosauro!
Noi siamo fortunatamente qui per fare un breve e semplice viaggio olfattivo.
Al piano terra c’è il reparto profumeria, gioielleria, ed articoli di lusso quali penne, orologi ed alta pelletteria e la torrefazione.
I negozi di diamanti e gioielli sono poco frequentati ed il loro odore è completamente sovrastato da quello dei profumi ed in minima parte da quello della torrefazione posta all’ingresso del lato Passauerstraße.
Molti associano direttamente il KaDeWe a questo violento miscuglio di profumi di ogni nota che assalgono puntualmente all’entrata ogni visitatore.
E’ veramente un attentato all’olfatto come se queste note aromatiche fossero note musicali scagliate addosso al pubblico da un’orchestra impazzita.
Non c’è armonia di fragranze. E’ letteralmente un potentissimo caos come le scazzottate da saloon nei film western. Non si capisce cosa appartenga a chi, dove sia il confine fra il maschile ed il femminile e capannelli di commessi variopinti sono pronti ad ogni varco a spruzzarti addosso qualcosa.
La maggior parte degli avventori resta disorientata e cerca rifugio nell’angolo dove si sono acquartierate le marche dei cosiddetti cosmetici neutri e naturali.
I compulsivi delle eau de toilette rimbalzano invece da un bancone all’altro annusando ansimanti come i cani antidroga dell’aeroporto: sicuramente sono vicini all’acquisto.
La torrefazione servirebbe a questo punto per neutralizzare lo stordimento dell’aggressione. Facciamo un salto e poi andiamo al primo piano: il reparto uomo. L’aria è ancora impregnata dei profumi del piano terra ai quali si aggiunge quel tipico odore del grande magazzino di confezioni che è simile in tante parti del mondo.
Qui si nota che i jeans sanno per esempio vagamente di bruciato a differenza degli altri pantaloni di cotone.
I costumi da bagno hanno tutti una nota gommata.
Al terzo piano c’è il reparto donna. Le profumazioni che si sentono qui non salgono più dal piano terra, ma sono quelle portate addosso dalle singole clienti e vanno e vengono a seconda che queste ci si allontanino o ci si avvicinino.
Si aggiunge qui un inconfondibile pungente sintetico odore di vernice che farebbe immediatamente pensare allo smalto da unghie, ma è impossibile che questo emani così potente direttamente dalle signore.
Infatti appartiene per lo più agli accessori in plastica laccata: alle borsette di gran moda, alle cinture, ed agli altri oggetti da agghindamento.
Al terzo piano ci sono le scarpe e le borse di pelle. La pelle è vera pelle qui: non si scherza. E però cominciano ad insinuarsi tra le borse anche note di fritto e di paninoteca che di sicuro non provengono dagli oggetti. E’ come se qualcuno della clientela avesse prima fatto un pasto veloce ed economico e poi fosse stato spinto dalla curiosità o dalla necessità di venire a vedere le nuove collezioni.
Il parrucchiere odora di parrucchiere con le sue tipiche lacche, che qui sono di buona qualità e discrete, ma soprattutto di aria secca di phon.
I costumi da bagno sanno di buona gomma e quest’odore si distingue leggermente dall’odore più aggressivo di gomma scadente dei costumi da bagno dei negozi più economici.
Al quarto piano abbiamo il reparto casalinghi.
A questo livello i profumi e le persone si diradano e troviamo addirittura la prima zona di fragranza delicata del grande magazzino: la vetreria. Accanto agli oggetti in vetro sono allestiti però i profumatori per ambienti.
Qui potrebbe sorgerci qualche curiosità che ci faccia attardare un po’.
La qualità dei prodotti supera la media degli analoghi articoli da supermercato e l’esperienza si adatta anche agli olfatti più esigenti.
Si potrebbe essere improvvisamente colti dalla voglia di riprendere la ricerca di quella nota di arancio o fiori di arancio o scorze d’arancio, o semi d’arancio o chissà che cosa che non sappiamo bene neanche noi, ma che forse si adatterebbe a casa nostra e che non abbiamo mai trovato da nessuna parte forse anche perché non abbiamo mai saputo bene spiegare appunto cosa volessimo.
Potrebbe darsi che spruzzando su un cartoncino uno di questi possibili profumi il cartoncino si trasformi improvvisamente in una pastiera napoletana, quel dolce che preparano a Napoli per le grandi occasioni e che contiene evidentemente anche scorze di agrumi.
Il KaDeWe e tutta la sua mercanzia potrebbero allora scomparire come se nulla fosse e potrebbe apparire la nonna, la casa, il mare, la terrazza sul porto di Salerno, l’albero di limoni, la chiesa di San Giorgio e le sue maioliche colorate.
Sì, le maioliche le vediamo adesso anche qui, anche se sono altre maioliche: potremmo allora mettere in tasca il prezioso cartoncino e benedire il KaDeWe per averci fatto per qualche secondo tornare a casa.
Il quinto piano ha una cartoleria che sa di carta, una libreria che sa di colla ed i giochi che sanno di plastica, ma anche i peluche della Steiff che sanno di niente e cioè di buono.
Il nostro viaggio al KaDeWe termina al sesto piano, alla gastronomia.
Più che un arrivo è un decollo. Qui si parte da Berlino e si viaggia per il mondo.
La più potente enclave internazionale di Berlino è al sesto piano del Ka DeWe.
Chiunque sogni un viaggio in giro per il mondo può semplicemente venire un’oretta qui e sognare accompagnato dai profumi del mondo.
A chi dice che il KaDeWe è caro si può obiettare che invece è il posto più economico della città se ci si accontenta di annusare.
Voglia di Cina? Ci sono gli involtini primavera più discreti e profumati della città. Voglia di tè cinese? Al reparto tè, distinguibile dai grossi vasi di porcellana, e soprattutto dai freschi aromi, se ne può scegliere fra più di duecento varietà da tutto il mondo e per tutte le tasche.
Per chi sniffa solamente è tutto gratis ed è un’esperienza mistica.
Annusiamo il tè alla pera, il Caribbean Love Dream, il New York Cheesecake, il prezioso Golden Bug a foglie intere, raccolto a mano in primavera, il pregiato Milky Olong, messo a bagno in acqua di latte e dal fantastico aroma cremoso, l’intenso e dolce Japanischer Green, raccolto solo una volta l’anno…
Ma chi ha messo in giro questa voce che il KaDeWe è per pochi?
Lasciamo stare la frutta che è qui più appariscente che profumata, sorridiamo appena all’odore di terra delle rape e delle patate che non può competere con il vivido ricordo di quelle di Winterfeldplatz e cerchiamo di sentire piuttosto la fragranza acida e delicata dei pani e quella corposa e dolce delle torte.
L’angolo tailandese è più discreto che mai ed anche il banco dello champagne è completamente sovrastato dall’imperioso, grasso, invadente, dirompente, esagerato olezzo dei formaggi.
Il formaggio non lascia indifferenti: chi lo adora sviene per l’emozione, chi lo detesta collassa per il disgusto.
Parlare di profumo di salsicce e patate non si può: ci sono decine di possibili declinazioni del tema.
Qui troviamo una versione superlativa del concetto di aroma di salsicce e patate.
Se qualche sciocco turista osa ancora fare dell’ironia sulla cucina tedesca, lo si prenda per un orecchio e lo si porti qui da Kartoffel Acker.
Il marzapane e la cioccolata così impacchettati come sono faticano ad esprimersi, ma un naso curioso riuscirebbe ad andare a scovare gli angolini dove sono venduti a peso e stare lì a godere segretamente sognando chissà cosa.
Dalla cioccolata si passa così, senza mezzi termini alle olive: tante e fresche: che bella cosa.
La polleria è la più delicata del mondo, mentre l’adiacente reparto salsicce dà un brio tutto bavarese.
Siamo nella zona della carne affumicata dei prosciutti e dei salami e, a meno che non siamo vegetariani, non vorremmo uscirne mai.
Le ghiandole salivali si attivano per deglutire e noi dobbiamo mentalmente ripeterci che siamo qui solo per un esercizio olfattivo, che mai e poi mai compreremmo un salume al KaDeWe, e che…ma prima di finire il ragionamento ci ritroveremmo probabilmente con un cartoccetto alla cassa pronti a pagare qualsiasi cosa per questo piccolo pezzo di carne affumicata.
E forse potremmo pure concedercelo.
Gli amanti del mare che non possono permettersi una vacanza ai Tropici e neppure una breve incursione nel Mediterraneo possono appostarsi davanti al Fischkutter e chiudere gli occhi. Il pesce profuma qui di vero pesce fresco di mare aperto e le insalate che lo accompagnano lo nobilitano all’ennesima potenza.
Ma cosa si vuole di più dalla vita?
Uno scoglio?
Il banco ostriche è lì per tuffarci in Bretagna, in Algarve, a Capri o a Santorini…Quanto iodio che spruzza sugli scogli! I camerieri aprono i gusci e noi respiriamo a pieni polmoni!
Quando siamo sazi di mare prendiamo l’ascensore e torniamo al piano terra.