La Linie 1 della U-Bahn, quella verde, parte dal profondo ovest di Uhlandstraße percorrendo come un equatore il centro più popolare di Berlino per arrivare al suo estremo est di Warschauer Straße. La linea è la verde, ma il treno è di un bel giallo brillante come tutti i treni delle U-Bahn, e solo a vederlo mette allegria. E’ una linea che passa in buona parte sopraelevata dando un po’ l’illusione di stare sulle giostre ed offre panorami interessantissimi, fra i quali il grande parco di Gleisdreieck, i canali di Kreuzberg ed il bellissimo Oberbaumbrücke. La Linie 1 è raccontata magnificamente da una pièce teatrale di enorme successo degli Anni Ottanta, diventata poi musical e film.
Si può, volendo, scendere ad ogni stazione da Uhlandstraße fino a Nollendorfplatz per vedere come lo storico Ovest pulluli di benessere e di vita, ma dal punto di vista del nostro percorso sui binari, l’esperienza più interessante è quella che si fa rimanendo proprio seduti al proprio posto per tutto il percorso fino al capolinea di Warschauer Straße. L’unica sosta veramente consigliata è Gleisdreieck, letteralmente Triangolo di Binari, ma più che per una sosta, bisognerebbe venirci proprio apposta, per visitare il parco, dare la caccia ai binari morti nascosti ed avventurarsi alla ricerca del Technikmuseum. A Gleisdreieck, a pensarci bene, è meglio venirci da Ovest con la U2, la linea rossa, perché così si vede bene l’ampia curva che fa il treno sui binari prima di arrivare alla stazione. Allora facciamo così: prendiamo prima la U2 fino a Gleisdreieck e poi da qui la U1, così avremo il meglio di entrambe le linee e faremo un esperienza veramente metropolitana che qui chiamano umsteigen, cambiare linea, concetto anche metaforicamente parlando, interessante. La U2 nasce a Ruhleben, ma noi possiamo tranquillamente salire a Wittenbergplatz così vediamo una bella stazione della U-Bahn restaurata com’era un tempo. Da Wittenbergplatz arriviamo presto, emergendo dal sottosuolo, a Nollendorfplatz, la celebre stazione attorno alla quale pullula la vita omosessuale della capitale. Segue Bülowstraße, dove fu girato gran parte del film Christiane F. e sotto il cui ponte c’è un gran viavai di giovanissime prostitute. Tra vecchi e nuovi palazzi ci si apre all’improvviso uno scorcio inaspettato: binari su un ponte davanti a noi, binari sotto di noi e tanto, tanto verde. Siamo a Gleisdreieck, una stazione vecchia e sobria color panna e verdone. Qui scendiamo. Il viaggio in U2 è stato breve, ma intenso. Ora che siamo a Gleisdreieck possiamo scegliere se sia questo il momento di visitare il parco ed anche il Technikmuseum, il Museo della Tecnica, o se preferiamo farlo in un altro momento.
Il Technikmuseum è un edificio a mattoncini rossi che sa di Rivoluzione Industriale, amato dai bambini e dalle famiglie. E’ didattico, colorato, allegro e gentile. I bambini sono tutti pazzi per la tecnica, perché qui la tecnica è gioco ed in questo rappresentano precisamente l’anima dell’applicazione dell’intelligenza umana che ha anch’essa, in un certo senso, un aspetto ludico. Le menti dei più grandi scienziati che hanno scoperto principi importantissimi che hanno portato il progresso nella storia dell’umanità erano anch’esse spesso menti fantasiose, libere, proiettate in un sogno invisibile ai più, delle menti, diciamo oggi, visionarie.
L’invenzione, la costruzione sono dei grandi giochi dell’umanità ed è proprio con questa spinta che le menti creative degli scorsi secoli e del nostro ci hanno regalato delle macchine straordinarie.
Che la velocità del progresso ci abbia poi oggi reso così dipendenti dalle macchine è poi un’altra questione. Qui al Technikmuseum viene ricordata la grande ambizione umana del costruire e vengono esposti con entusiasmo i suoi grandi successi.
Il museo è molto grande ed interessante e bisogna visitarlo a più riprese. Ci sono famiglie che vanno ogni domenica religiosamente al Technikmuseum come se andassero alla Messa e scoprono ogni volta delle sezioni nuove. In questa occasione noi visiteremo le sale dove sono esposte le locomotive ed i vagoni dei vecchi treni e dove viene raccontata l’affascinante storia della ferrovia, uno dei grandi sogni realizzati dell’uomo.
I primi binari che vengono qui esposti sono in legno e sono stati ritrovati in una miniera ungherese del XVI° secolo. Essi non erano altro che travi sulle quali correvano dei carretti con delle ruote a forma di torsolo di mela che trasportavano minerali ed oro.
In queste ed in molte altre miniere a spingere i carretti sulle rotaie erano spesso i bambini, che venivano impiegati in questi compiti perché riuscivano ad entrare anche nei cunicoli più stretti.
I nostri figli possono oggi giocare a spingere un carretto simile su questi binari di legno del museo mentre noi leggiamo la storia del lavoro infantile. Fu proprio il fatto che le macchine e la divisione del lavoro resero alcuni compiti più leggeri che alcune mansioni furono affidate esclusivamente ai bambini. Si trattava comunque di lavori insalubri e pericolosi e molti piccoli persero così la vita.
La vera epoca dei treni iniziò solo con la macchina a vapore ed andò di pari passo con la Rivoluzione Industriale.
Nel 1800 Berlino era una delle più importanti città industriali e moltissime erano le famiglie impiegate nell’industria. Le famiglie degli operai vivevano in alloggi di una o due stanze in tutto, con quattro o sei bambini che dividevano due o tre letti, e naturalmente prive di bagno.
In questo contesto pensiamo alla fabbrica di locomotive Borsig di Berlino, la più grande d’Europa. Il 21 agosto del 1858 ben 30.000 persone si erano riunite attorno alla fabbrica per vedere uscire la millesima locomotiva prodotta. Fu una festa incredibile, molto più sentita di quella del 1846 che festeggiava la produzione della centesima locomotiva. I lavoratori della fabbrica Borsig di Moabit erano all’epoca circa tremila. August Borsig era stato prima praticante nella fabbrica di macchinari Egells e poi si era messo in proprio costruendo la prima macchina a vapore nel 1840 seguita dalla prima locomotiva nel 1841. Per i lavoratori erano di sicuro tempi durissimi: mangiavano zuppa di farina, aringhe, patate e bevevano una specie di caffè diluitissimo e non avevano denaro per comprare combustibile per scaldarsi. Passavano dal calore infernale delle fonderie agli umidi alloggi sovraffollati.
Erano anche gli anni in cui Karl Marx e Friedrich Engels scrivevano a Londra Il Manifesto del Partito Comunista prima e poi Karl Marx Il Capitale.
Un momento importantissimo della storia ferroviaria tedesca fu la scoperta da parte di Werner von Siemens nel 1866 del principio elettrodinamico: cioè il movimento che produce corrente e la corrente che attiva poi il movimento. Nasceva così a Berlino la prima locomotiva elettrica del mondo presentata qui alla Fiera Industriale nel 1879.
Nel 1871 la Germania era diventata uno Stato unico ed il sistema ferroviario acquistò quindi uno speciale significato militare, economico e politico.
Nel 1881 si inaugurò a Lichterfelde la prima tratta ferroviaria elettrica del mondo.
Andiamo a vederle queste locomotive esposte qui al museo: sono dei giganti di ferro impressionanti. Hanno delle dimensioni che ci fanno sentire piccoli piccoli, dobbiamo salirci sopra con delle scale. Le tocchiamo: sono fredde come il ferro e danno un brivido a passarci vicino.
Entriamo nella seconda sala e notiamo subito sulla destra una specie di aratro-livella che serviva a determinare la giusta distanza da dare ai binari, nella fattispecie 1435 mm, questione non marginale.
Nel 1873 un esercito di donne era già impiegato nelle ferrovie prussiane alle biglietterie ed ai telegrafi. Non facciamo in tempo a rallegrarcene che leggiamo sotto nella didascalia che in caso si fossero maritate sarebbero state licenziate in tronco, senza diritto alla pensione.
Nel 1907 si contavano già 10.000 lavoratrici e 650 ausiliarie.
Notiamo in questa stessa sala sulla destra una curiosa bicicletta con tre ruote fatta apposta per correre sui binari. Andiamo a tirare dei pesanti schedari in legno dove sono raccolti tutti i biglietti di allora. Notiamo che un po’ in tutto il mondo i biglietti ferroviari erano dei piccolissimi cartoncini rettangolari colorati.
La tecnica continuava a perfezionarsi e nacque in quegli anni per opera di Robert Gabe la locomotiva ad altissimo vapore, cioè a 350 gradi Celsius, anziché ai consueti 250. Il vapore così prodotto era asciutto e faceva risparmiare energia.
Un grande problema tecnico dei primi treni erano le frenate. Quando si fermava un treno occorrevano poi dieci minuti per farlo ripartire. Nel 1883 Jesse Fairfield Carpenter inventò un sistema ad aria compressa a doppia camera che permetteva di frenare e di ripartire immediatamente, sistema importantissimo per i tratti curvilinei.
I freni che inventò poi la Knorr nel 1903 sono poi quelli che sostanzialmente usiamo ancora oggi: veloci, sicuri e senza scossoni.
L’entusiasmo per le nuove tecniche ed i grandi progressi lanciarono i treni a velocità sempre maggiori e si moltiplicarono gli incidenti, fra deragliamenti e tamponamenti con grandi numeri di morti e feriti.
In occasione della Prima Guerra Mondiale si costituirono le Brigate del Genio Ferrovieri, che andavano in guerra col treno.
Salutiamo l’esposizione del museo curiosando nella carrozza regale dell’imperatore Guglielmo II: sala specchi, salottino, salone per i ricevimenti. Ci viene da chiederci se Sua Maestà tenesse in treno anche delle feste danzanti.
Con questo dubbio lasciamo il museo per visitare l’adiacente parco di Gleisdreieck, cioè Triangolo dei Binari, un nome molto ferroviario.
A Berlino i bambini hanno oggi tanti parchi giochi a disposizione. Si può dire che Berlino sia una città per bambini. Gleisdreieck è il nuovissimo, grandissimo parco pensato per i giovani ed i giovanissimi. Ci sono piste ciclabili, percorsi per gli skateboard, sabbiere con fontane e dighe per giocare con l’acqua, tavoli da ping pong, campi sportivi per praticare tutti gli sport e per inventarne di nuovi, prati per lanciarsi il freesbee e la palla, molle sulle quali saltare…
Gleisdreieck è oggi simbolo dell’attenzione che la capitale tedesca ha per le nuove generazioni. I bambini che vengono a Gleisdreieck non vogliono più tornare a casa: né con le buone, né con le cattive. Tra questi binari si sentono più felici che mai. I treni passano sopra le loro teste a destra e a manca e per raggiungere l’altro lato del parco in direzione Moeckernbruecke bisogna pure attraversare la ferrovia. Gleisdeieck è, come tanti luoghi di Berlino, carico di ricordi. I bambini che si rincorrono allegramente sotto il ponte ferroviario non hanno mai sentito parlare del terribile incidente ferroviario del 1908. Correva all’epoca su questi binari la cosiddetta Stammstrecke, la Linea Originaria della metropolitana, corrispondente alle attuali linee 1 e 2 della U-Bahn, con treni provenienti dai quattro punti cardinali che si incontravano a Gleisdeieck, o meglio, che non avrebbero mai dovuto incontrarsi perché regolati da un sistema di scambi manuali che li faceva transitare per l’incrocio in sensi alternati. Alle 13.42 del 26 settembre del 1908 qualcosa andò però storto ed il treno che arrivava da Nord, dalla attuale Potsdamer Platz andò a speronare quello che proveniva da Ovest, dall’attuale Buelowstraße facendone precipitare un vagone giù dal ponte in un volo di 8 metri e provocando 18 morti e 21 feriti gravi. Foto e giornali dell’epoca descrissero con costernazione a lungo l’incidente e ne individuarono la causa nell’errore umano, ma anche nell’infelice tratta unica. Da allora Gleisdeieck è stata modificata: ci sono ad oggi due distinte linee di binari che servono separatamente la U1 e la U2 e buona parte del controllo è oggi anche automatizzata. Negli anni immediatamente successivi al tragico incidente vennero poi introdotti gli innovativi freni automatici. Oggi gli incidenti di Gleidreieck sono quelli delle biciclettine dei bambini che si catapultano regolarmente. Gleisdreieck resta per sempre nella storia ferroviaria tedesca anche come il luogo dove venne sperimentato il secondo prototipo mondiale dopo quello di Birmingham di metropolitana a lievità magnetica, in tedesco M-Bahn. Era l’Anno di Grazia 1989 e già tanta grazia della storia accadeva a Berlino appunto in quei mesi che la Rivoluzione Magnetica Metropolitana lasciò la scena ad eventi di ben maggiore portata. Eppure nel 1991 la M-Bahn fece un paio di mesi di ufficiale servizio sui binari della U2. La Berlino unificata dovette poi occuparsi di investimenti più stringenti ed il magnetismo, così come si era caricato si smagnetizzò presto. Il parco di Gleisdreieck è oggi uno spazio tanto nuovo ed aperto che sembra non nascondere segreti, eppure se cerchiamo bene tra cespugli del bosco troviamo anche tanti binari che oramai non vanno più da nessuna parte, ma che appartengono alla storia della ferrovia. Su binari come questo giocavano i bambini quando Berlino era tutta bombardata e le linee ferroviarie erano interrotte. Oggi i bambini saltano dalle molle al cielo, i treni corrono sui ponti sopra le loro teste, le bici zigzagano allegramente fuori dai percorsi stabiliti, gli operai martellano per costruire i nuovi centri residenziali, le gru si muovono lentissimamente pescando ora blocchi di cemento, ora file di mattoni forati, ora griglie di ferro, ora vetri per le finestre ed il vento soffia su tutto e su tutti. Dalla parte occidentale del parco decidiamo di inoltrarci a quella orientale, detta Ostpark, seguendo le indicazioni ed il panorama si fa più selvaggio. Un chioschetto con le sedie a sdraio si affaccia direttamente sulle grandi buche liscissime dove skatesurfisti di tutte le età girano vorticosamente come in un tamburo di lavatrice che fa la centrifuga. Passato questo spettacolo si trovano vecchie rotaie incarnite nel terreno boscoso. A sinistra abbiamo un piccolo stagno con dei mulini a vento, scafi, turbine, sezioni di locomotive ed è quello il giardino del Technikmuseum che ci ricorda di quanto fosse un tempo pesante il progresso: tonnellate e tonnellate di ferro. Ovunque gettiamo l’occhio tutt’intorno vediamo binari. Arriviamo ad un passaggio a livello segnalato da una bella croce di Sant’Andrea, un triangolo bordato di rosso con inscritta una locomotiva a vapore nera ed un cartello che dice che non bisogna attraversare i binari. La linea è però morta, oramai ed è tutta solo una scenografia. Oggi noi possiamo passeggiare su questo binario, andare avanti e indietro, indietro e avanti lentamente pensando alla storia delle rotaie di questa città oppure possiamo correre, come facevano allora i bambini, o saltare di qua e di là. In questo spazio si tengono concerti e manifestazioni di ogni sorta ed in lontananza si scorgono ancora parchi giochi per bambini e gru che costruiscono. Uno dei recinti più misteriosi è quello delle dune, delle rocce e dei pali di legno. I piccoli più intraprendenti iniziano immediatamente ad assemblare i pali per innalzare case, capanne, palafitte…Ci sono bambini che costruiscono mettendo tutto in sicurezza ed incastrando i tronchi in modo che non cadano e ci sono bambini che, spinti meramente dall’estetica, mettono i grossi piloni tutti perfettamente verticali, pronti a crollare tutti a domino al primo colpo di vento.
In sottofondo si sentono sempre correre i treni e le grida dei bambini evaporano in questi venticinque ettari come ovattate carezze sonore. Sul lato Sud del grande parco c’è il recinto dell’Interkultureller Garten Rosenduft, il Giardino Interculturale Profumo di Rosa, pieno di fiori ortaggi ed alberi da frutto, donato ai profughi bosniaci ed erzegovini come luogo di aggregazione sociale ed aperto a tutti.
Saliamo di nuovo sulla U1 in direzione Warschauer Straße. Possiamo prendere il treno di nuovo a Gleisdreieck oppure a Möckernbrücke, una stazione della U1 che incrocia la U7 sul Landwehrkanal, il canale navigabile di Kreuzberg. La U1 è sopraelevata, mentre per andare a prendere la U7 si attraversa il ponte sul pittoresco canale e ci si infila poi sottoterra. Sul ponte si vede anche l’ingresso al Technikmuseum con un aeroplano appeso fuori. Si tratta di un DC-8 americano in servizio durante il famoso Ponte Aereo del Dopoguerra che rifornì la città stretta dai Sovietici nella morsa della fame.
La U-Bahn continua a costeggiare il canale e ci porta ad un’altra interessante stazione di Kreuzberg: Hallesches Tor. Il treno si ferma proprio di fonte alla grande Amerika Gedenk Bibliothek, la Biblioteca Commemorativa Americana, un lascito dell’occupazione che raccoglie numerosissimi libri in molte lingue ed è specializzata in musica e media.
Da Hallesches Tor, strano ma vero, parte anche Friedrichstraße, oggi una delle vie più ricche ed alla moda di Mitte. Un tempo sorgeva in mezzo a Friedrichstraße il famoso Check-Point Charlie, che separava le due Berlino. Dal lato di Hallesches Tor troviamo il lato occidentale di Friedrichstraße, quello cioè che appartiene al quartiere di Kreuzberg, mentre dal Check-Point in là, verso la stazione ferroviaria e metropolitana di Friedrichstraße ci troviamo nella ex-Berlino Est. Il fatto che negli Anni Novanta la Friedrichstraße della ex-Berlino Est sia stata completamente ristrutturata e siano sorti negozi e centri commerciali di lusso, mentre la parte occidentale di Friedrichstraße che guarda ad Hallesches Tor non abbia subito particolari mutamenti e si presenti oggi in modo piuttosto dimesso, è uno scherzo della storia che ci fa perdere l’orientamento.
Da Hallesches Tor arriviamo a Prinzenstraße, fra ali di vecchi e nuovi edifici e l’azzurro delle vasche della grande piscina all’aperto e poi a Kottbusser Tor, dove proprio nella piazza della stazione c’è un palazzone popolare moderno. Siamo nel cuore del quartiere di Kreuzberg a forte immigrazione turca. Da Tadim, sulla piazza, si mangia uno dei migliori kebab di puro vitello di Berlino. Speriamo non si sparga troppo la voce, altrimenti bisognerà fare ore di fila anche per mangiare un kebab. Ad Adalbert Sraße, sempre vicino alla stazione, abbiamo anche il celebre ristorante turco Hasir. La voce si è in questo caso già sparsa da un pezzo e spesso bisogna aspettare in piedi che si liberi un posto, oppure prenotare.
Gorlitzer Bahnhof ha un grande parco in un quartiere un po’ movimentato che di notte si trasforma in un luogo non proprio sicuro da attraversare. La città si presenta ora tutt’intorno al binario che è rimasto sempre magnificamente sopraelevato un aspetto di vecchie e solide case che hanno resistito ai bombardamenti della guerra, o meglio che non furono considerati obiettivi degni. Schlesisches Tor è una graziosa vecchia stazione che sta sopra una vivacissima vita giovanile notturna dai tratti molto studenteschi. Un posto dove andare assolutamente a mangiare qualcosa è il Freischwimmer, direttamente sul canale.
Ed ora ci apprestiamo ad arrivare al capolinea, a Warschauer Strasse, vorremmo che il treno percorresse questo ultimo tratto sul bellissimo Oberbaumbrücke il più lentamente possibile così da gustarci al meglio il magnifico panorama sulla Sprea. Ma i treni, si sa, non si fermano a nostro piacimento, come avrebbero un tempo fatto i cocchieri di carrozze e allora ci ritroviamo col fiato ancora mozzato catapultati al capolinea e dobbiamo scendere. Quando un treno passa su un ponte sul fiume è sempre un’emozione. Se questo ponte si chiama Oberbaumbrücke ed il fiume è la grande Sprea al tramonto il momento è veramente sublime.
Warschauer Straße è una bellissima stazione cabrio, nel senso che la struttura pericolante è stata fatta saltare nel 2005 e mai ricostruita per mancanza di fondi, ma sostituita con una copertura e dei ponti provvisori. Siamo talmente abituati a vedere questi spazi così aperti che oramai una stazione chiusa ci impedirebbe solo la visuale.
Mettiamoci di lato ai binari in modo da avere alla nostra sinistra Oberbaumbrücke in lontananza, la U-Bahnhof Warschauer Straße col suo tetto provvisorio e gli edifici coi mattoni rossi. Davanti a noi vediamo il grande palazzo per gli eventi O2 World, la Ostbahnhof e la Fernsehturm. Dietro di noi ed alla nostra destra c’è un’apertura immensa di binari che vanno verso Ostkreuz e verso la grande ciminiera. Passano tanti treni rossi e beige: sono le S-Bahn ed i treni Regio rossi a due piani dei pendolari. Lo spazio che abbraccia il nostro sguardo è immenso. Riusciamo a vedere in lontananza le cupole di Frankfurter Tor ed i sontuosi palazzi vecchio stile. Camminiamo sulle passerelle al suono di una fisarmonica gitana, quando ci dice bene, oppure di qualche chitarraccia malandata dei punk a bestia, se ci va male. Talvolta si tengono sul marciapiede dei veri e propri concerti di band complete di basso, chitarra, voce, batteria e cd da vendere. Alcune band non sono niente male e la location è grandiosa. Sotto il ponte spuntano cumuli enormi di sabbia e bottiglie di vetro lanciate giù. Ci sono tanti binari vivi, dove corrono i treni e alcuni binari morti dove corrono invece tanti uomini col giubbotto arancione ed il casco bianco in testa. Su un binario mezzo morto corre una gru gialla, come nei giochi dei bambini.
I muri qui attorno sono tutti colorati di scritte e disegni. In un altro punto di questo campo sconfinato ci sono gru cingolate circondate da mucchi di sabbia e di ghiaia che spostano pesanti blocchi di cemento. Enormi radici di alberi sradicati fanno da confine al cantiere.
Da qui possiamo decidere se prendere il tram M10 e percorrere Warschauer Straße e Petersburger Allee e Danziger Straße, che sono tre grandi viali ex-socialisti che si susseguono uno appresso all’altro, o se andare con la S-Bahn a fare un salto alla Ostbahnhof, anch’essa ex-socialista.