La gente delle metropoli è sempre un gran bel popolo. A Berlino molto di questo popolo si riversa quotidianamente sulle banchine dei treni per mettersi in movimento. Le stazioni sono quindi interessantissimi spaccati di vera vita cittadina. Ci sono quartieri popolari e quartieri nobili e tra gli uni e gli altri c’è la metropoli. Potremo fare degli studi sociologici sulle banchine e trarne delle leggi. E poi magari a margine annotarne tutte le eccezioni. Una grande città come Berlino ha naturalmente delle regole e delle strutture, ma riesce ancora a scappare dalle trappole degli schemi. Il popolo si mescola talvolta sulle banchine più di quanto non ci aspetteremmo. Ad una fermata proletaria sale un’anziana signora che sembra la gemella della regina Elisabetta: boccoli candidi, basco beige come la giacca ed i guanti in pelle, tailleur celeste, calze velate, scarpe in parure con la borsa, che va a sedersi accanto ad un coetaneo col codino argentato ed i pantaloni in lucida pelle nera. Sui sedili di fronte una donna araba col velo nero gesticola animatamente e urla col suo vicino di posto, non perché sia arrabbiata ma perché sta semplicemente raccontando un fatto interessante.
Il suo interlocutore, vestito da baseball, annuisce senza possibilità di proferir parola.
Se prima il popolo seduto in U-Bahn leggeva libri, magari anche solo una riga al giorno perché il viaggio era breve, ora digita continuamente, freneticamente, su degli aggeggi. Molti hanno le cuffie nelle orecchie, qualche eccentrico lavora all’uncinetto, non mancano giovanotti muscolosi che mettono in mostra i bicipiti sollevandosi sulle barre verticali come fossero in palestra o al circo. Chi prima leggeva libri, ora legge I-Book, I-Pad, o parla al telefono. Le mappe adesive delle linee metropolitane non le guarda più nessuno. I turisti hanno tutti una App che dice loro dove si trovano. Ma tanti neppure la guardano. C’è chi sui binari raccoglie monete.
Frequentano regolarmente i convogli tre grandi categorie di questuanti: i classici mendicanti col bicchierino tremante di cartone stropicciato, l’alito alcolico o lo sguardo spento, i denti all’ultimo stadio ed il corpo scheletrico, oppure gonfio, i suonatori amplificati e non ed i venditori di Motz. Il Motz è un giornale dove vengono trattati temi sociali e politici di vita cittadina venduto ad 1.20 euro di cui 80 centesimi restano come guadagno al venditore. Motz è una grande cooperativa sociale che si propone l’obiettivo di aiutare i senzatetto e gli emarginati organizzando per loro piccoli lavori o luoghi dove trovare riparo o generi di prima necessità. I venditori di Motz richiamano l’attenzione dei passeggeri nei vagoni in modo simile: Buona giornata Signore e Signori, scusate il disturbo. Mi chiamo Hans e vorrei offrirvi l’ultima edizione del Motz che parla di Tempelhofer Feld, un tema di importanza capitale per la nostra città e per tutti noi. Con l’offerta che vorrete farmi andrete ad aiutare una categoria socialmente svantaggiata. Vi ringrazio per l’attenzione e vi auguro una buona giornata. I venditori di Motz non sono proprio tutti uguali. Su questo canovaccio c’è chi si rivela dotato di cultura e di dialettica e si sospetta che molti giovani disoccupati che già percepiscono regolarmente un sussidio arrotondino vendendo il Motz. La cosa non sembrerebbe ai più un problema cittadino principale, eppure fra queste persone in difficoltà la questione è grave. Chi meno ha bisogno di aiuto si presenta sempre meglio vestito, con un eloquio migliore e vende più copie di chi veramente vive in mezzo alla strada. Questa guerra fra poveri è forse quella che più impressiona oggi sui binari di Berlino.
Quando non si assiste ad una rudimentale esibizione musicale, ad una presentazione del Motz o ad una semplice richiesta di denaro, ci si può tranquillamente dedicare all’arte di sbirciare i compagni di viaggio. Fra i più vivaci troviamo sempre le bande di studenti appena usciti da scuola ed i turisti.
Gli adolescenti, si sa, fanno gli adolescenti. Sono un po’ rumorosi, un po’ musoni, un po’ attaccabrighe. Quando sono in gruppo e nell’aria c’è qualche innamoramento, uno degli innamorati si mette in mostra facendo lo stupido e l’altra per tutta risposta finge di fare la vaga con le amiche, o viceversa: lei fa la sciocchina e lui il vago. Ancora più elettrizzati degli adolescenti sono spesso i turisti. Un po’ come le bande di scolari i turisti hanno la tendenza a sghignazzare. Talvolta li prende addirittura una irrefrenabile ridarella nervosa. Sarà la stanchezza, saranno le differenze culturali: ogni occasione è buona per ridere. Uh, abbiamo sbagliato fermata! E ridono. Si divertiranno pure, ma così si distraggono. Quando sono sulla U-Bahn di Berlino raccontano divertiti di quando erano andati tre giorni a Praga, o un giorno e mezzo a Parigi, o disquisiscono allegramente sul fatto che a Berlino non ci sia il mare, mentre a Barcellona sì. Forse un giorno la BVG conierà uno dei suoi nuovi adesivi educativi con su scritto: Sei un turista? Non c’è niente da ridere! I poeti romantici dell’Ottocento che giravano soli l’Europa non avevano la ridarella dei turisti di oggi. Oggi tutto fa ridere. Vero è che nei vagoni della U-Bahn ognuno segue anche la propria moda, la propria filosofia e la propria stagione ed anche questo porta al turista giulivo non poche note di ilarità. Nella stessa giornata c’è chi porta il cappotto, chi i bermuda fiorati, chi i calzoncini da jogging con gli stivali che arrivano alle ginocchia, chi le infradito con un gonnellone lungo fino sotto i piedi…Motivi per gioire della varietà del mondo effettivamente ce n’è più d’uno.
Per quanto si sghignazzi sulla U-Bahn i treni partono ed arrivano però tutti con regolarità e senza sussulti.
Treni che letteralmente ballino sui binari se ne vedono rarissimamente. Quando succede però se ne porta a lungo il ricordo. Un treno che balla è un treno che sussulta sui binari dell’Olympia Stadion pieno di tifosi del Bayern che saltano a più non posso nel vagone per festeggiare la vittoria nella finale contro il Borussia Dortmund del DFB, Deutscher Fussball Bund del 2014.
Cantando e saltando coi loro Lederhosen, i tipici pantaloni di pelle tradizionali bavaresi tenuti su dalle bretelle sulla maglietta rossa della squadra mettono a dura prova le molle ammortizzatrici dei vagoni. Entra la polizia in tenuta antisommosse, ma nulla può contro la straripante felicità dei tifosi che sono numerosissimi e pieni di birra. I vagoni continuano a saltare, con le porte aperte ed i giovani poliziotti che vi si barricano davanti. Treno che balla non corre. Il treno non parte: continua a rimbalzare ed i canti si fanno boato.
Agenti in borghese, con le manette che spenzolano dalla cintura fanno finta di mangiarsi le unghie ed intanto mandano ordini concitati al microfono dell’auricolare coprendosi la bocca con le mani.
Qualsiasi ordine stiano impartendo il treno non parte ed i vagoni continuano a ballare. Arriva sul marciapiede un fiume in piena di altri tifosi scortati dalla polizia e da altri agenti camuffati. La situazione può diventare drammatica in pochi secondi. Bisogna assolutamente scongiurare che altri tifosi ululanti entrino nei vagoni che sussultano. Il fiume in piena sta per rompere gli argini. Il grosso dispiegamento di polizia è sempre troppo inferiore all’entusiasmo dei bavaresi e non riuscirebbe ad impedirne l’entrata nel treno. Gli occhi dei giovanissimi agenti di guardia alle porte si sbarrano per il panico ed in questo stesso secondo il treno sbarra anche le sue porte e scappa via ballando.